
19 Ago Di corsa o camminando, salutare o non salutare? Caproni, salutate!
Caproni: salutate! Per me, il saluto è il “Grüß Gott” (si pronuncia “cruscott” e significa Dio sia con te) tipico dell’arco alpino di lingua tedesca, oppure con lo Sloveno “Dober dan”, da non pronunciarsi “Dobermann”.
Mi è sempre sembrato normale sorridere e dire “buongiorno” in Italia. Forse anche troppo normale, tanto che mi viene spontaneo farlo anche quando corro al parco Sempione o ai Giardini Montanelli di Milano. E se in Südtirol non salutare è quasi un affronto, il guardare negli occhi le persone, il sorridere e salutare mentre si corre in un parco di Milano, non è sempre interpretato come un gesto di cortesia. C’è chi si chiede cosa tu voglia, chi pensa che tu ci stia provando (in particolare se si corre nelle ore serali), chi si aspetta che cercherai di vendere qualcosa e si defila a passo veloce. Ma se i giardini milanesi sono un estremo, c’è da dire che anche salendo in montagna o in collina, almeno da noi in Italia, e nelle zone più “italiofone”, la tradizione del saluto è meno radicata che oltralpe. Ma in fin dei conti che senso ha salutare? Si potrebbe anche abolire il saluto. Non ci si conosce, cosa importa salutare gli sconosciuti?
Non si potrebbe, e non si deve abolire il saluto. Salutare in montagna è un poco come fermarsi a scambiare due parole con chi si incontra, dire da dove si sta venendo e dove si sta andando, cosa che si fa regolarmente anche con le persone con cui si bivacca o che si dice al gestore del rifugio per cui si passa.
Ovviamente per chi viene dalla città la cosa ha poco senso: vado a passeggiare al parco, fermo una sconosciuta e le dico dove vado, per poi chiederle da dove viene e dove sta andando.
In uno scenario di questo tipo le due opzioni sono un proseguimento della giornata in altre attività sportivo/ricreative da camera o al pronto soccorso per farsi medicare da un getto di spray al pepe, in montagna le cose vanno ben diversamente. Il dire dove si va e da dove si viene, come lo scambiare due parole con chi si incontra, non è solo un gesto di cortesia, ma prima di tutto una questione di sicurezza. Sicurezza che si traduce non solo nell’avere informazioni aggiornate sul terreno, ma anche nel far sapere a più gente possibile la nostra posizione presente e futura. Allo stesso modo il saluto è un augurio, di arrivare sani e salvi a destinazione ed un modo per farsi notare lungo il cammino.
Caproni, salutate. Sorridete e ricambiate il saluto: facendolo, scoprirete quanto prima della sicurezza e della tradizione, il salutare e sorridere ad una persona sia un gesto che arricchisce e fa star bene.
Mi piacerebbe creare un piccolo dizionario con tutti i modi di salutare, commentate questo articolo con il saluto tipico della vostra zona o quelli che conoscete. Indicate la città o il paese e il modo in cui si pronuncia!
Gianni Girod
Posted at 20:55h, 03 SettembreCosa c’è di meglio che un bel Ciao??
Alessandro Moretti
Posted at 13:03h, 05 SettembreCiao, buondì, Uellà (o Uellah?) scambiato da molti come un “sera”anche di mattina. In alcune parti dell’Ossola mi pare che tradizionalmente dicessero alegher!
Quando non mi rispondono ci rimango sempre male. Per me è naturale e credo sia una questione di educazione. Anche scambiarsi informazioni dovrebbe essere naturale, spontaneo. E’ un modo in più di amare la montagna ed i sentieri, si crea condivisione.
Ho l’impressione che non salutare sia comune soprattutto a chi non ha avuto esperienze montanare da piccolo, magari grazie ai nonni, ai genitori o a parenti vari. A volte credo che a certe persone dia fastidio, soprattutto ai corridori, ma credo che per chi ha iniziato a frequentare la montagna da poco sia normale questo atteggiamento, specialmente per chi viene dalle città o … dal basso e applica lo stesso comportamento da parco da te citato.