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In montagna si pagheranno i sentieri! è il futuro e vi spiego il perché!

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Se è vero che la storia insegna, facciamo un passo indietro e guardiamo a cosa è cambiato in montagna negli ultimi anni.

Il Soccorso Alpino non si pagava, ed ora sempre più regioni lo stanno mettendo a pagamento.
Il Soccorso Alpino veniva chiamato per vere emergenze, ora, se il cane è stanco (non infortunato), c’è chi chiama l’elicottero.
Chi voleva fare una cima si organizzava, ed andava. Ora se non si prenota, si sta a casa (caso Gouter)
Le piste da fondo erano gratuite, ora quasi ovunque si paga un ticket
Lo Sci Alpinismo era libero, ora la risalita a bordo pista ed in zone regolamentate è vietata in molte regioni.
Lo Sci da discesa si poteva fare senza casco, ora sta iniziando a diventare obbligatorio indossare una protezione.

 

La lista potrebbe andare avanti per pagine e pagine. Mi fermo qui. Continuate voi, se volete.

Qual è l’elemento comune a tutti questi fatti e la leva che ha determinato questo cambiamento? Io credo che sia la perdita di buon senso e di umiltà di chi va in montagna. Buonsenso ed umiltà, che erano i due pilastri su cui si basava tutta la preparazione dell’alpinista e dell’escursionista.

 

Oggi con arroganza, una buona preparazione fisica e la tecnologia, si pensa di poter affrontare tutto. Un telefonino, un GPS, tanto allenamento ed i monti sono alla portata di tutti. Non è così, e quello che sta succedendo lo dimostra.

Questo vale per gli sport estivi come per quelli invernali.
Non era facile curvare con due sci di 10 cm più lunghi e perfettamente dritti. Serviva tecnica e controllo. Ora gli sci sono corti e progettati per essere usati anche da una capra. E così tutti a sciare, velocemente con poco controllo e senza tecnica.

Fatto eclatante è l’episodio dei Trail Runner che sono stati “rifiutati” dal Rifugio Bonatti.

Per chi non avesse letto la notizia, la riassumo in breve.

Due “Ultramaratoneti” chiedono di pernottare nelle aree comuni del Bonatti (essendo questo pieno) e vengono messi alla porta non ostante la pioggia.
Antefatto: chiamano per prenotare il pernotto e viene loro comunicato che il rifugio è al completo. L’articolo è qui

Pioggia di commenti indignati sulla mercificazione della montagna: “vergogna”, “Dio Denaro”, “Orrore”” Denunciate il gestore per omissione di soccorso!” e così via…

Ben inteso, la mia non è un’invettiva contro questi signori, che non voglio minimamente attaccare e che sono convinto ci siano rimasti sinceramente male, nel pieno della loro buona fede.
Ed è proprio la loro buona fede, derivante dall’ignoranza e supportata dalla superficialità dei commenti in rete, a preoccuparmi.

Un tenera carezza per rincuorare i due pulcini bagnati messi alla porta del Bonatti, ed un cordiale ed amichevole vaffanc…, con invito ad essere più responsabili e silenziosi in futuro, è il massimo che posso dir loro.

 

Cerchiamo di vedere la cosa per quello che è, punto per punto:
  • Due trail runner che vogliono provare un tratto di Tor Des Geants chiamano il Bonatti per prenotare e viene detto loro che il rifugio è pieno. I due, fregandosene allegramente di quanto detto dal gestore, partono lo stesso sapendo che alla peggio il rifugio, in quanto tale, non può negare aiuto a chi lo chiede. Geniali loro, scemi noi che rispettiamo le regole.
  • Al che il Rifugista, nega loro di accamparsi in aree non desinate al pernotto ed i due, anziché mettersi le gambe in spalla e farsi un “mea culpa” scatenano un putiferio in rete con una condanna di quasi omissione di soccorso dal temporale di montagna.
Cari amici, lo sapevate che chi va in montana deve essere equipaggiato SEMPRE per affrontare il maltempo?

Se prendere un temporale dal Bonatti a fondo valle vi sgomenta e vi mette in difficoltà, significa che su quei sentieri non dovevate proprio esserci.

Come vi sareste comportati se vi avesse sorpreso a quote maggiori o in cresta? Inoltre, cari amici, che aiuto vi hanno negato?  Non eravate né feriti, né in ipotermia e tanto meno in condizioni critiche.

Eravate solo pulcini bagnati ed infreddoliti, il rifugista ha fatto bene a farvi una coccolina, darvi in the caldo e mettervi alla porta.

Ricordiamoci che Il Soccorso Alpino non è un servizio navetta per turisti stanchi, come i Rifugi non sono hotel in cui non serve prenotare. Chi ignora questo fatto priva chi potrebbe essere veramente in pericolo di risorse preziosissime.

 

Il grande problema è che fino a poco tempo fa, chi faceva queste stupidaggini (anche in buona fede) veniva redarguito, chinava la testa, si vergognava di raccontare in giro l’accaduto ed imparava per il futuro. Oggi invece chi ha commesso un errore (lecito, ma pur sempre un errore) scrive una lettera e la manda ai giornali o la posta su facebook. Questa è la vera tragedia, questa è la perdita di buon senso ed umiltà. Si pretende quello che non si deve pretendere, si rifiuta la responsabilità personale e si accusa il prossimo.

Sono convinto che il gestore del Bonatti, se si fosse trovato trovasse davanti due persone in seria difficoltà, al freddo ed alle intemperie non solo le avrebbe accolte, ma anche accudite con ogni riguardo. Ben diverso dall’essere un hotel senza prenotazione.

Io sanzionerei questi comportamenti ex art 340 del codice penale (chiunque, fuori dei casi preveduti da particolari disposizioni di legge, cagiona una interruzione o turba la regolarità di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità), perché oltre al danno immediato della loro inutile pretesa di soccorso, crea un danno ancora maggiore, ovvero la legittimazione di un comportamento sbagliato che inevitabilmente a lungo andare danneggerà tutti.

E qui viene il grave della questione, qui penso alla storia. Il susseguirsi di questi comportamenti, sempre più frequenti, sempre con maggiore arroganza, porterà inevitabilmente a regolamentare quello che un tempo era appannaggio del buon senso e del savoir-vivre.Ovviamente quando si regolamenta, si generano i costi per attuare la regolamentazione e da questo ne consegue che si dovrà pagare anche per andare su un sentiero.

Dovremo avere un patentino per andare in montagna, sarà necessaria una abilitazione per fare sci alpinismo, dovremo (ma dovremmo già ora) avere l’assicurazione obbligatoria, e tanto altro.Fantascienza? No, davvero, sta già succedendo.

Pensate al GR20, troppi escursionisti che si sono comportati come i due “atleti” del Bonatti hanno portato il PRNC a rendere le prenotazioni obbligatorie per l’accesso al percorso, ed i Corsi, che non parlano a vanvera, hanno già iniziato a sanzionare chi infrange questa regola. Triste realtà che non è colpa degli operatori ma di noi escursionisti, trail runner ed alpinisti che ci comportiamo in modo sconsiderato.

Sicuramente la maggior parte di chi leggerà questo pezzo si arrabbierà e mi considererà un estremista commentando negativamente. Chi mi conosce sa che non scrivo o faccio le cose per collezionare consensi, ma per esprimere quello in cui credo, quindi va bene così.

Gli stessi che mi criticano sono gli stessi che hanno criticato il gestore del Bonatti, gli stessi che in montagna non si sono mai trovati in difficoltà o che forti di una buona preparazione fisica pensano di poter fare tutto.

A loro faccio un appello. Fermatevi un secondo prima di attaccare, fermatevi a ragionare.

In montagna bisogna essere pronti per affrontare le difficoltà il più possibile in autonomia.

Non sempre c’è o arriva chi ci può parare il fondo schiena e se si trova qualcuno si pretende aiuto se serve davvero. Non siamo al Grand Hotel.

La colpa di quello che sta succedendo è anche nostra, anche di chi in montagna si comporta bene.

Noi che mettiamo i like sui post dei finti eroi che si fanno male, noi che mettiamo i like sui post di quelli che criticano gli organizzatori delle gare perché non hanno previsto l’imprevedibile.

Noi che giustifichiamo gli atti stupidi e li chiamiamo fatalità o colpa del capro espiatorio di turno, perchè abbiamo paura di urtare la sensibilità di chi si è fatto male o ha preso paura. 

Diamoci un taglio. A chi fa polemica dando la colpa al prossimo, pretendendo la balia in montagna, non bisogna dare corda. Non dovete mettere i like ai loro post.

Dovete prenderli a calci in culo. O almeno ignorarli.

Dovete dire che ringrazino il cielo di non essere stati veramente in difficoltà, invece di ingrassare il loro ego dando loro ragione nel loro patetico vittimismo.

Dovete metterli di fronte al fatto che sono loro ad aver sbagliato.Non farete loro uno sgarbo, ma gli aiuterete a capire e forse salverete loro la vita. Perché magari la volta dopo non c’è qualcuno da incolpare.

 

Con tutto il rispetto, la solidarietà e la vicinanza morale con l’Ultramaratoneta che ha perso mani e piedi per ipotermia in una famosa gara, non posso non fare il parallelo.

I giornali lo hanno definito esperto. Trattasi di una persona che ha fatto molte gare nei deserti, che ha migliaia di chilometri nelle gambe. Un grandissimo atleta, che ha il mio rispetto, ma l’avere una grande preparazione atletica non significa avere una grande esperienza di outdoor e tanto meno una espereinza di climi freddi tale da giustificare il tentativo di affrontare una tale impresa. Le migliaia di commenti sulla sua pagina: “grande”, “mitico”, “ti rimetterai più forte di prima” mi hanno fatto rabbrividire. Ma questo non vi insegna nulla?

Questo signore è una persona che ha avuto un’esperienza terribile, e sta soffrendo per recuperare il recuperabile, che rispetto, e che alla quale sono vicino.  Il suo primo pensiero però dovrebbe essere lanciare un monito a chi sottovaluta la natura ed un grandissimo mea culpa per gli errori di valutazione commessi.

Invece no, la sfida continua. Avanti così. Non vogliamo proprio imparare.

Perché in montagna si saluta? Perché si firma il libro? Perché si scambiano due parole con le persone che si incontrano? Perché si chiede al rifugiante consiglio? Non sono atti “social”, ma prassi consolidate che nascono da esigenze di sicurezza.

La maggior parte di chi inizia ora ad andare in montagna queste cose non le sa, pensa che il registro sia una cosa carina da firmare… come mettere un like sul post.

Non basta fare una gara di Ultra Trail ed essere in ottima forma per girare la Val D’Aosta, non basta un GPS per attraversare la Corsica a piedi. Serve buon senso, esperienza ed umiltà.

In due parole: fate un bel corso con il CAI (anche se disprezzate arrogantemente i camminatori con le pesanti pedule considerandoli vecchi e lenti) o uscite con chi ha una consolidata esperienza di montagna, che non vuol dire aver fatto tante gare.

Statevene zitti. Ascoltate. Godetevi il panorama ed imparate anche a rinunciare.

Imparate a tornare indietro o a non partire, se le condizioni non lo consentono.

 

Ma so già che non lo farete, è più facile dire che gli altri sbagliano.

Io continuerò ad andare in montagna fin che sarà possibile farlo liberamente, e come venerdì scorso, anche davanti ad una ferrata facile fatta tante volte, se le condizioni o i compagni lo suggeriscono, non ci penso due volte a tornare indietro.

 

Talvolta fermarsi e rinunciare non significa essere perdenti, significa rimanere vivi per ritornarci.
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