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La corsa nella natura non è una variante della corsa su strada.
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La corsa nella natura non è una variante della corsa su strada

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Non è una gara a chi è meglio. Prima di tutto bisogna capire se la propria anima è nera come il bitume o verde come la natura.

Partiamo un concetto fondamentale. La corsa nella natura non è una variante della corsa su strada. No, sono due sport del tutto diversi. Nella corsa su strada l’elemento principale è il correre. Nella corsa fuori strada l’elemento principale è la natura, nella quale, se possibile, ci si muove correndo. Se non si ha chiaro questo concetto si va solo in cerca di guai.

Questa differenza di spirito si manifesta con forza in tre concetti:

  1. L’endurance fuori strada non esiste, esiste solo la “resilienza”. Quando abbandoniamo l’asfalto o le piste di atletica non si parla più solo di endurance, ma soprattutto – dico “soprattutto” e non “anche” – di capacità di adattamento e sopportazione dell’ambiente che ci circonda. Non mancano mai gli sprovveduti di grande prestanza atletica su strada che alle prime esperienze di corse in montagna frignano come delle ragazzine viziate contro gli organizzatori per il cattivo tempo o la poca assistenza. Sempre frignano e spesso c’è anche chi ci lascia le penne. Sono poi gli stessi che su facebook raccontano la loro esperienza da “eroi” per essere stati sorpresi da una bufera in alta quota in canottiera o k-way ed essere tornati a casa vivi. Non siete eroi. Siete dei deficienti: in montagna si deve essere pronti a tutto e sempre in grado di cavarsela con i propri mezzi.
  2. L’atletica leggera si concentra sulla prestazione e sul tempo. Quando parliamo di trail running,  sky running o ultra trail il focus è sul raggiungimento della meta. Verissimo che le classifiche ed i corridori veloci esistono anche in alta montagna, ma altrettanto vero che questi atleti, prima di allenarsi alla velocità, hanno lavorato sul loro rapporto con l’ambiente e sul riuscire ad arrivare alla fine. Lo spirito del FINISHER è così forte nel mondo dell’Outdoor, che gare durissime e selettive come la PTL non contemplano il concetto di classifica, ma solo di chi giunge alla fine. Chi ignora questo punto non fa che ingrossare le file dei ritirati, che in molti ultra trail si aggirano tra il 50 e l’80% degli iscritti. Numeri impensabili su strada.
  3. Il pettorale accanto a noi non è solo un rivale. Prima di tutto è chi potrebbe salvarci la vita in caso di bisogno. O al quale potremmo salvare la vita. La relazione con il prossimo è quindi basata prima di tutto sul rispetto ed il reciproco aiuto, sucessivamente sulla competizione. Cosa che non esiste su strada, basti pensare agli sputi e alle gomitate che volano in maratona.

Se poi entriamo nei distinguo di carattere tecnico il discorso si amplia ancora. Non è questa la sede per farlo.

Il nocciolo della questione è quindi se possediamo o meno questa visione, se su questi tre punti siamo più sulla strada o più in montagna. Non è una gara a chi è meglio, non è una sfida a “meglio la maratona” o “meglio il trail” è solo capire cosa stiamo facendo e come lo stiamo facendo. Non servono i corsi di Trail Running, non servono gli stage di tecnica. Prima di tutto bisogna capire se la propria anima è nera come il bitume o verde come la natura.
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