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Un viaggio di 285 km nel Regno di Sua Maestà l'Atlante. La TAM: Trans Atlas Marathon
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Un viaggio di 285 km nel Regno di Sua Maestà l’Atlante. La TAM: Trans Atlas Marathon

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PHOTO:https://m.facebook.com/Transatlasmarathon
Il Marocco non é Marrakech, o meglio, non é solo quello. Nel vocabolario dei runner esiste il trentennale assioma Marocco-Marathon Des Sables. Ma oltre ai ninnoli colorati dei mercatini acchiappa turisti, ai venditori assillanti e alle costosissime e blasonate sabbie della Marathon Des Sables, in Marocco c’é Sua Maestá l’Atlante.
Ed è quello che per me é il Marocco.
Una catena monuosa che si snoda nel cuore del paese toccando con le sue pendici Marrakech. L’Atlante ha un fascino atavico, e se dovessi trovare una collocazione alle descrizioni e alle suggestioni Bibliche del giardino dell’Eden, le collocherei ben lontano dal Tigri e l’Eufrate e vedrei il giardino di Adamo ed Eva nascosto in queste valli.
Roccia rossa ed arida, su cui crescono alberi secolari, vallate profonde e verdissime con ruscelli cristallini che scorrono su tappeti di un’erba più verde e soffice di quella di un campo da golf. Fichi secolari carichi di frutta e i piccoli orti dei villaggi di queste vallate, dove ancora i bambini corrono incontro sorridenti per salutare e le donne camminano con le gerle di fieno sule spalle. In alcune zone non c’é nemmeno la corrente elettrica, le strade sono mulattiere e il tempo sembra essersi fermato.
Poi si sale, l’aria si fa rarefatta e i tremilacinquecento o piú di altitudine fanno dimenticare all’istante gli angoli di paradiso nel fondovalle. Di colpo si é in alta montagna, ma anche qui si respira un’atmosfera antica, un’energia diversa da quella delle nostre Alpi. Se le nostre cime mi ispirano pensieri di “bellezza”, “maestosità” e “unicità”, sull’Atlante l’aria e i paesaggi sembrano trasudare “forza” e “vita”. Una forza e una linfa viatle che può essere spietata per la durezza del clima: caldo torrido e vento gelido.
Mi aspetta un viaggio a piedi di 285 km lungo queste montagne, come  tutti  i viaggi so da dove e come parto ma non so come e se arriveró alla fine. Le lunghe distanze non sono mai scontate  può succedere qualsiasi cosa. L’unica cosa da fare è partire con l’intento di mettere un piede davanti all’altro tante volte. Quante, lo saprò tra una settimana.
Ma se questi monti ora mi stanno chiamando per viverli sotto il profilo della competizione, della sfida con se stessi, e lo spirito agonistico della Trans Atlas Marathon, a settembre tornerò, con un altro spirito.
A fine estate saró di nuovo qui in occasione dell’Ultra Trail Atlas Toubkal, passando dall’altra parte della barricata: come volontario.
In realtà su questi “monti della forza”, l’obiettivo é il medesimo: vivere la loro forza senza esserne schiacciati.

Questo significa arrivare alla fine della gara, oggi, correndoli, e a settembre riuscire a portare alla fine di un’altra gara chi, magari da quella stressa forza, si sente schiacchiato e mollerebbe la spugna. E forse questo é un modo per restituire domani quello che si prende oggi. Perché la montagna, oltre al rispetto, chiede gratitudine.

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