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Cormano Ursus Extreme Trail, CUET: il trail come dovrebbe essere

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Avevano preannunciato che l’edizione del 2019 della Comano Ursus Extreme Trail sarebbe stata epica. Quasi a rivincita un’edizione 2018 con poca fortuna e molto maltempo. Le distanze di gara sono due: una da 28 km con 2400 D+ ed una da 60 km con 4800 D+. La distanza da 28 km è una “sky” pura e comprende la prima parte della 60 km, la più tecnica e panoramica. Il percorso infatti si articola, salendo dal Passo del Durone lungo le creste dal Monte Frisce ad Doss della Torta, correndo sempre sul filo del 2000 metri e seguendo la linea dell’orizzonte lungo tutta la vallata. Un disegno perfetto, dove ad ogni passo si vede distintamente il passaggio successivo con un design del tracciato che segue la montagna e non vuole generare chilometri e dislivello. Un percorso pulito, senza deviazioni naturale e duro.  Caratteristiche che nelle gare si fanno sempre più rare.

Poco prima del 20 esimo chilometro la 28 km si divide dalla 60, la prima tornando al Passo del Durone, la seconda scendendo al Passo del Ballino, dove si inizia ad affrontare l’altro versante della vallata. Anche qui salite e dislivelli importanti ma un terreno più morbido e corribile, boschi, prati verdissimi ad altopiani: si nota in modo distinto la differenza tra le Dolomiti del Brenta, dove domina lo Spirito Alpino e le creste affacciate sulle vallate, quasi in contrasto con il verde dei prati e l’azzurro dei laghi che caratterizzano il territorio del Garda.

Guardando le vallate verrebbe voglia di allungare l’anello con una distanza da 100 km ed aggiungendo il Monte Brugnol, completando un anello perfetto della vallata. Ma questo potrebbe essere uno spunto per il futuro.

Cormano Ursus Extreme Trail

La gara da 28 km è percorribile anche in versione escursionistica, avendo tempi molto ampi e non prevedendo cancelli, mentre la 60 km richiede di mantenere un ritmo allegro per rientrare nei cancelli. Un giro che ogni runner con un punteggio ITRA sopra i 500 riesce a concludere senza problemi restando nei tempi massimi, ma senza perdere troppo tempo in soste e foto. 16 ore il tempo per concludere il giro da 60 km.   L’edizione 2019 ha visto, con condizioni meteo a dir poco perfette, 72 partenti e 47 arrivati, con un tasso di Finisher di circa il 53%, facendo chiaramente capire che non si tratta di un trail accessibile a tutti. Pochi concorrenti e pochi Finisher. Una gara non da tutti.

Percorso stupendo, viste mozzafiato, giornata magnifica. In realtà l’unicità di questa gara non risiede solo nella bellezza dei posti, ma nello spirito con cui viene organizzata.

Uno spirito che reputo essere l’essenza del trail running ma che oggi rischia di diventare un ricordo.

Cormano Ursus Extreme Trail

Sì perché oggi come oggi nelle gare di trail dominano due demoni: il primo è quello dell’accidia, ovvero il cercare percorsi facili da presidiare, corribili da tutti e che non mettano in difficoltà i concorrenti. Percorsi che garantiscano altissima sicurezza, velocità e numero di Finisher. Così tutti corrono forte o almeno arrivano alla fine. Tanti runner all’arrivo, poche rogne e lamentele.  Appena c’è un filo di neve si blocca la gara o si cambia percorso, se c’è brutto tempo si annulla o trova una deviazione senza fare una valutazione di sicurezza reale, ma basandosi sulla semplice comodità. Si arriva così a gare “fotocopia” dove si percorrono insulse strade forestali o boschi ripetitivi e monotoni, con faggi che non differiscono dalle foreste della Slovacchia alle Prealpi Venete. Spesso mi è capitato di tornare a casa e dire: era meglio se andavo a correre per conto mio.

 

Il secondo demone è quello dell’avarizia: ovvero il desiderio degli organizzatori di fare profitto nascondendo inesperienza, il pressapochismo e la tirchieria dietro una finta atmosfera di casa e di rustica ospitalità. “Che ci vuole ad organizzare una gara? Nulla, faccio anche io” – Classica frase, e poi, quando non si garantisce sicurezza ed organizzazione ci si barrica dietro lo “spirito trail”: è il concorrente ad essere un criticone pieno di pretese! Troppo facile.

Cormano Ursus Extreme Trail

A Comano questi due demoni non ci sono.

Partecipare alla CUET è fare un salto indietro nel tempo, tornare ai trail di una volta dove i percorsi sono scelti in base alla bellezza del panorama, alla sfida atletica che offrono ed al viaggio da affrontare. Non alla scelta organizzativa più comoda ed all’ accondiscendere tutti i runner. Prova di questo fatto, l’enorme lavoro dei volontari a mettere in sicurezza quasi 1 km di nevaio pur di non modificare il percorso. Scelta che molti altri organizzatori non avrebbero fatto senza porsi il minimo dubbio e poi arroccandosi dietro le parole magiche: “ cambio percorso per questioni di sicurezza” e quindi passando da coscienziosi quando in realtà sono stati solo pigri e pressapochisti. Bravissimi i ragazzi della CUET che hanno faticato e si sono messi in gioco per darci un tracciato così bello, nel totale rispetto dello spirito più puro della montagna e della sicurezza.   Anche il demone dell’avarizia a Comano non esiste: un’organizzazione indubbiamente spartana con docce non sulla Finish line, briefing sul prato e pettorali distribuiti dal bagagliaio dell’auto una partenza ed arrivo molto semplici ed essenziali ed un’atmosfera molto rilassata.   Si trova però tanta sostanza: un pacco gara con prodotti tipici ed un gadget prodotto dagli anziani della valle (video), tantissima assistenza sul percorso, con una presenza di giovani altissima, ristori nel punto giusto e con tutto quello che serve. Ottima qualità della Linzer Torte, dello Speck e del formaggio. Ottimo anche il pasta party al ristorante sul Passo del Durone. Volontari sorridenti, atmosfera gioviale in cui si respira reale passione per quello che si sta facendo.   Insomma, semplicità ma non pressapochismo.   Quello spirito che nel trail oggi è quasi del tutto andato perso tra organizzazioni perfette ma “industriali” dove, con migliaia di iscritti, si è un numero tra procedure e standard qualitativi oppure in piccoli trail dove spesso la sicurezza è inesistente e cambi di percorso, modifica delle condizioni di gara ed annullamenti vengono fatti con non curanza. La CUET è una gara assolutamente da fare, non da affrontare alla leggera e da preparare con attenzione.   Ottimo avvicinamento potrebbero essere la BVG e il Laives a seguire perfetta la Rosengarten e la Sudtirol Skyrace

Cormano Ursus Extreme Trail

Panorami, foto e scuse per prender fiato

DETTO IN UN ORECCHIO ALL’ORGANIZZATORE, SENZA CHE CI SENTA NESSUNO

Come dicevo prima l’organizzazione è perfetta così ma probabilmente con questo assetto se il numero dei runner raddoppiasse potrebbero sorgere grossi problemi. Io manterrei le cose così con lo stesso spirito e modalità, magari alzando un pò il prezzo che ad oggi è nettamente sotto la media del settore, consentendovi di avere più risorse senza aumentare i numeri

Sarebbe bello avere un ricordo alla fine della gara, una medaglia o un piccolo riconoscimento, magari anche questo prodotto in valle.

Bellissimo l’arrivo e la partenza al passo del Durone. Perfetto in caso di bel tempo. Ma egualmente gestibile in caso di improvviso temporale, freddo e vento? – Una struttura coperta con acqua calda e servizi potrebbe essere indispensabile.

Il percorso era segnato alla perfezione, ovvero dove serviva, ma la paggior parte dei runner oggi è abituata ad avere fettucce a vista e incroci sbarrati a nastro. Io non cambierei nulla, il balisaggio però va detto che è fatto secondo la “vecchia scuola” e questo potrebbe creare lamentele di molti novelli trail runner.

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